Piccoli laboratori crescono: oggi in laboratorio sono quotidianamente presenti, tra ricercatori, studenti e un tecnico, 6 persone. Un grande passo avanti
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Mi chiamo Nejada Dingu. Vengo da Tirana. Sono venuta in Italia da piccola, la scuola l’ho incominciato qui. Ho fatto l’Università a Udine, la triennale in Biotecnologie, curriculum medico, e ho iniziato il corso di laurea magistrale di Biotecnologie sanitarie, sempre a Udine. Il primo anno ho seguito il corso di Neurofisiologia con il dott. Taccola, mi sono appassionata. Mi è piaciuto anche perché Neurofisiologia, a questi livelli, non l’avevamo fatta prima, avevamo fatto solo corsi di fisiologia. Così ho deciso di fare la tesi presso il Laboratorio Spinal.
Che cos’è che ti affascina nella neurofisiologia?
Mi piace questo approccio particolare, diverso da tutto l’ambito delle biotecnologie. L’elettrofisiologia è un ambito più fisico, mi interessa proprio il fatto di utilizzare qualcosa, come la corrente elettrica, a scopi medici.
Ci intravedi qualcosa di particolare?
E’ proprio questo mondo che mi affascina, il fatto di legare la fisica con la biologia, mettere la fisica al servizio della biologia, un ambito multidisciplinare…
Non dovrebbe essere normale?
Non sempre la biologia è collegata alla fisica
La biologia molecolare ha tutta una serie di tecniche, per esempio per l’isolamento di un gene. Si tratta di colture cellulari, trasformazioni di cellule, trasformazione di colture, amplificazione e clonazione del gene e di tutti questi aspetti da cui poi vai a estrarre il gene di interesse e a sequenziarlo. Quindi è un ambito più che altro informatico nell’ultima fase di sequenziamento e di analisi dei dati. La fisica è molto utilizzata in ambito neurofisiologico, è proprio una branca in cui biologia e fisica si fondono tra loro.
Hai desideri, obiettivi, retro-pensieri rispetto alla neurofisiologia?
Ho iniziato da poco a frequentare Spinal e ad approfondire quanto si fa in laboratorio, quindi sono in una fase iniziale, di approccio alla materia.
Indubbiamente. Mi domandavo solo quale suggestione ti ha spinta a scegliere di fare il corso di laurea magistrale nel laboratorio Spinal?
Mi piace pensare che quello che facciamo poi si concretizzi, si concretizzi in maniera immediata. Ho lavorato precedentemente con il miocardio e mi sembrava che dalla fase sperimentale alla fase di applicazione clinica sull’uomo comunque ce ne volesse, la strada fosse lunga. In quest’ambito il lavoro di ricerca mi sembra più vicino alla finalità clinica.
Eri già qui quando è venuto il prof Deumens? Hai avuto l’opportunità di conoscerlo?
E’ stato un incontro interessante perché il prof. Ronald Deumens lavora in vivo, a differenza di Spinal, e poi valuta proprio l’aspetto dolorifico…
Il Laboratorio Spinal ti sta già offrendo belle opportunità…
Incontro aspetti nuovi che sto valutando e studiando per la prima volta quindi sto ampliando le mie conoscenze: sono tecniche che io non ho mai visto né studiato.
Com’è l’ambiente del laboratorio?
Bellissimo, anche perché comunque il dottor Taccola è giovane e quindi è molto vicino agli studenti. E’ un ambiente familiare. Ti confronti continuamente. Non è facile trovare persone giovani nell’ambito della ricerca.
Quanto tempo conti di fermarti nel laboratorio?
Un anno circa.
E dopo si vedrà..
Sì, dopo si vedrà.
Sei mai più tornata a Tirana?
Sì, ci torno quasi ogni anno. Là ho gli zii e i cugini. Ci passo le vacanze.
Tirana è in continuo tumultuoso cambiamento, cresce molto e in maniera anche caotica.
Dicci un motivo per andare a visitare l’Albania?
Ci sono posti molto belli, soprattutto nel sud dell’Albania. Il mare, lo Ionio, è molto bello e pulito. Di particolare interesse sono le grotte e la regione dei laghi al confine con la Macedonia.