Sono stata al Forum Europeo per le Neuroscienze -FENS- che quest’anno si è tenuto a Copenhagen, in Danimarca, dal 2 al 6 luglio.
Il FENS ha cadenza biennale (nel 2014 ho partecipato a quello che si è tenuto a Milano) e “contiene” tutti gli argomenti che rientrano nell’ambito delle neuroscienze, a partire dalla neurobiologia, alle neuroscienze cognitive fino alla genomica applicata alle neuroscienze.
Questo era organizzato per giornate a tema: lunedì si sono incentrate le sessioni su locomozione e controllo della locomozione.
Che cosa hai seguito?
“Ho seguito quello che mi pareva più interessante potendo materialmente seguire una sessione al mattino e una il pomeriggio. Quelle che mi hanno maggiormente coinvolta sono state le sessioni sulla locomozione che hanno avuto come relatori il professor Ole Kiehn del Karolinska Institute Svezia e il professor Frédéric Brocard dell’Institut de Neurosciences de la Timone di Marsiglia.
Ci sono state novità in queste esposizioni?
Hanno fatto un excursus sull’attività dei loro laboratori. Kiehn ha parlato di popolazioni di interneuroni spinali identificate tramite tecniche di biologia molecolare che controllano l’alternanza flessore-estensore e destra-sinistra durante la locomozione. Brocard, invece, ha esposto un potenziale meccanismo per la generazione del ritmo locomotorio.
Argomenti molto importanti per il tuo lavoro.
Sì, molto importanti: sono studi che permettono di capire meglio il funzionamento del Central Pattern Generator (CPG) locomotorio, facendo luce su componenti di base e meccanismi d’azione.
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Hai già tratto vantaggi da questo congresso?
Sì, perché la maggior parte dei relatori ha presentato le ultime novità emerse dai lavori condotti nei propri laboratori. Spesso si tratta di dati non ancora pubblicati, quindi è una bella cosa prenderne nota, capire in che direzione si stanno muovendo i grandi gruppi che lavorano in questo ambito.
C’è stato qualcosa di straordinariamente interessante in questo congresso?
C’è stata una lezione di tre scienziati che hanno preso il premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina nel 2014 per una scoperta fatta su un’area dell’encefalo chiamata ippocampo: hanno scoperto una popolazione di cellule responsabile della memoria spaziale, queste cellule si chiamano grid cells (cellule griglia). Ciascuno dei tre Nobel ha ricostruito una parte del percorso che li ha condotti alla scoperta.
E per quanto riguarda il midollo spinale c’è stata qualche novità?
Sono stati svelati alcuni meccanismi relativi all’attivazione degli interneuroni del CPG locomotorio, importanti nella generazione del ritmo e nell’amplificazione del pattern locomotorio, e meccanismi relativi all’eccitabilità dei motoneuroni, che prendono contatto con i muscoli rendendo effettiva la risposta locomotoria. E’ emerso uno scenario complesso in cui intervengono molecole di varia natura, come neurotrasmettitori e neuropeptidi, oltre che fenomeni chimico-fisici.
Hai presentato un poster?
Sì, ho presentato gli ultimi dati degli esperimenti che faccio presso il lab. Spinal, atti a valutare gli effetti del training passivo, come quello indotto da esoscheletri robotizzati, utilizzati in clinica, sui circuiti locomotori spinali. I risultati presentati al FENS di Copenhagen dimostrano che, nel nostro modello in vitro, una sessione di mobilitazione passiva degli arti è in grado di facilitare l’attivazione dei circuiti locomotori in presenza di farmaci a basse concentrazioni. Inoltre, l’effetto facilitatorio sul pattern locomotorio è stato osservato sia quando i neurochimici a basse dosi vengono somministrati durante il training sia quando vengono aggiunti subito dopo la fine dell’allenamento. Queste osservazioni sono importanti in un’ottica di sviluppo di protocolli combinati (esercizio fisico e farmacologia) atti a riattivare i circuiti locomotori spinali in seguito a lesione. Tra i risultati del poster veniva evidenziato che, in alcuni casi, non era stato possibile osservare l’effetto sopra descritto per cause ancora ignote che saranno oggetto di investigazione nei prossimi mesi. Il mio scopo era di coinvolgere altri esperti del settore per cercare di intavolare una discussione da cui possano emergere criticità su cui lavorare nel prossimo futuro.
Il poster ha avuto qualche attenzione?
Sì, ha suscitato curiosità, si sono fermati più gruppi interessati ai miei esperimenti, in particolare tre ricercatori hanno mostrato un interesse molto più alto facendo molte domande.
Stanno facendo un lavoro analogo?
Sì, nello stesso ambito.
Da dove provengono?
Due sono ricercatori svedesi e uno danese, di Copenhagen.
Pensi che saranno possibili futuri contatti con questi centri di ricerca?
Ci sono le premesse, poi vedremo…
Com’era il clima del congresso?
Da una parte, estremamente caotico, c’erano circa 6000 partecipanti. Dall’altro lato, si crea la possibilità di uno scambio reciproco, puoi capire cosa fanno gli altri, discutere, prendere qualche contatto, creare una rete di collaborazioni scientifiche.
Copenhagen?
Una città splendida, da visitare. D’estate c’è luce fino alle 22,30, è un fatto che modifica i normali ritmi cui sei abituata. Inoltre, in concomitanza con il FENS, c’era il “Copenhagen jazz festival” con 1300 concerti in giro per la città!
Sei andata da sola al FENS?
Con altri studenti della SISSA.
Sei stata supportata economicamente in questa partecipazione al FENS?
Sì dalla SISSA.
Che cosa si mangia a Copenhagen?
Pesce, tanto pesce, soprattutto salmone.