Francesco Dose:
Siamo stati al Congresso della Federazione Europea di Neuroscienze, quest’anno si è tenuto a Milano al Centro Congressi MiCo. Sono stati cinque giorni densi di interventi di personalità, provenienti da tutto il mondo, di diversi campi di ricerca.
C’era tantissima gente.
Abbiamo seguito diversi seminari, uno, sull’optogenetica, mi è sembrato particolarmente interessante: è la capacità di indurre l’attivazione di neuroni specifici con l’utilizzo della luce. Si tratta di neuroni geneticamente modificati che si attivano grazie all’accensione di una luce.
E’ possibile indurre effetti inibitorio, eccitatorio…dipende dal tipo di neurone.
Perché ti ha colpito?
Perché penso che potrà avere molti sviluppi in futuro.
Può riguardare anche i motoneuroni?
Sì, sì, sarebbe molto bello sperimentarlo qui da noi.
Argomenti sul midollo spinale ce n’erano veramente pochi, c’erano alcuni poster sul treadmill per il recupero del cammino dopo lesione. Su 600 poster al giorno, due sessioni, non c’era quasi nulla sul midollo spinale. Più che altro gli argomenti vertevano sul comportamento, l’ippocampo, uso di droghe.
Avete avuto occasione di discutere con qualcuno sul vostro poster? Ha suscitato interesse?
Sì, diverse persone ci hanno chiesto spiegazioni, hanno preso appunti… c’è stato molto movimento.
Avete preso contatti con qualcuno?
Non precisamente. Una ragazza che sta facendo un lavoro con lo zebrafish per studiare la locomozione, mi ha detto che avrebbe adoperato l’ossitocina e quindi mi ha chiesto informazioni e si è fatta spiegare il poster, ha chiesto che cosa avrebbe dovuto aspettarsi. E’ stata una occasione per spiegare le proprie idee, per condividere le proprie conoscenze con altre persone.
Che cosa hai tratto dal congresso?
Si è trattato di allargare la propria capacità di vedere, di porsi in maniera diversa rispetto agli argomenti che trattiamo.
Nejada Dingu, dammi la tua versione della vostra partecipazione al congresso.
E’ stata la prima volta che partecipavo ad un congresso di questa portata in materia di Neuroscienze.
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E’ stato molto bello perché ti da l’opportunità di conoscere neuroscienziati provenienti da tutto il mondo, anche se era il Forum Europeo per le Neuroscienze. Hai la possibilità di conoscere gruppi che lavorano su cose diverse, c’è la possibilità di scambio, la possibilità di nuove collaborazioni.
C’è stato qualcosa di concreto in tal senso?
Di scambi sì, durante la sessione poster. E’ venuta tanta gente a chiedere chiarimenti e spiegazioni, prendevano appunti, magari qualcuno potrebbe anche contattarci.
Che cosa li colpiva di più?
La maggior parte delle persone mi ha chiesto di spiegare il lavoro, forse è un argomento che a loro interessa particolarmente o su cui lavorano. Ho cercato di fare del mio meglio.
Oltre la sessione poster c’erano i seminari. Il congresso era molto grande e forse un po’ dispersivo, gli argomenti interessanti si sovrapponevano quindi eri costretta a scegliere. Ho seguito seminari sui neurotrasmettitori e GABA, plasticità sinaptica, sinapsi silenti, potenziamento sinaptico. Ho seguito alcuni seminari sull’optogenetica e di elettrofisiologia su argomenti di base come plasticità, neurotrasmettitori, recettori.
Hanno presentato qualcosa di nuovo?
Non sul midollo spinale né sui network locomotori spinali. Il tutto era incentrato sul cervello, neuroscienze cognitive, genomica, staminali.
Si può fare il punto su cosa avete portato a casa?
Per me è stata una prima occasione per affacciarmi sull’ambiente delle Neuroscienze che è un ambito molto vasto e poi è l’occasione per accedere ad un atteggiamento diverso verso il proprio lavoro: persone che lavorano in altri campi ti possono porre domande alle quali non avresti mai pensato, si pongono da un’altra prospettiva.